Da ormai quasi vent’anni a Giavera del Montello (TV) ci si impegna a ritmo di danza. Il festival multietnico “Ritmi e danze dal mondo” è punto di incontro e di riferimento di quanti hanno a cuore il dialogo e la convivenza tra uomini e donne di Paesi, di civiltà, di lingue, di usi e di comportamenti diversi.. Il tema del Festival 2016 è Geo-grafie fuori rotta.

 «Abbiamo iniziato con un gruppo senegalese, uno peruviano e uno italiano sul campo di calcio della parrocchia», racconta così gli esordi, don Bruno Baratto, incaricato nel 1996 dalla Diocesi di Treviso di occuparsi del festival “Ritmi e danze dal mondo” di Giavera del Montello. Comincia da qui la storia di questa manifestazione, “crocevia di arti e culture”, quest’anno alla ventunesima edizione.

Abbiamo dato quattro titoli a tutte le associazioni e la loro scelta è caduta su questo “Geo…Grafie Fuorirotta”.

Con GEO, ovviamente intendiamo la terra, ma anche GRAFIA, segno, traccia, che ognuno può lasciare su questa terra. Non solo, quindi, un discorso geografico, a significare i Paesi diversi, ma anche nel senso di segni diversi che vengono lasciati e si possono lasciare. Una sorta di cammino di ricerca che ci provoca a un adattamento “resiliente” a quello che ci accade attorno. Non è più possibile pensare il mondo come prima, neppure a livello locale.

Ed ecco perché “FUORIROTTA”: dal punto di vista fisico, di gente che si muove su rotte impreviste, anche per sopravvivere, e dal punto di vista del nostro approccio, perché quanto succede ci provoca a ripensarci.

Durante le tre giornate mostre di libri, di fotografie, di artigianato, di proposte e progetti in cui si presenta la ricchezza espressiva di tanti popoli. Oltre al confronto sul piano intellettuale, come da tradizione, l’evento ha offerto ampio spazio ai cibi etnici, con la possibilità di assaporare piatti e ingredienti che provengono da diverse latitudini.

 “Ritmi e danze dal mondo” si delinea nel complesso come una straordinaria occasione di incontro e di scambio con 40 associazioni, comunità di immigrati, volontari italiani e università del territorio. E’ la mobilitazione di quanti amano e cercano l’incontro e il dialogo, impegnandosi a costruire un territorio in cui la convivenza sia davvero migliore per tutti.

A questo incontro tra popoli e culture diverse, ha partecipato anche il Suam (Segretariato Unitario di Animazione Missionaria) Nord-Est. Assieme agli altri Istituti missionari, presenti sul territorio, anche le suore NSA e i padri della SMA hanno partecipato all’animazione di un laboratorio.

“Essere presenti come un unico corpo missionario ci ha fatto sentire un’unica comunità missionaria dove la condivisione e la solidarietà si mettono direttamente a confronto.

Siamo stati presenti con un fiore, fatto a mano da ogni realtà missionaria: fatto a mano per significare che è possibile ancora lavorare con le nostre mani per regalare un sorriso e per parlare di pace e di un mondo possibile che vogliamo.

Quando qualcuno ci chiedeva informazioni sullo stand parlavamo di tutti gli istituti e associazioni missionarie presenti nel territorio, orgogliosi di essere un’unica forza con un unico ideale. Agli italiani la parola MISSIONARI apriva un mondo di idee e immagini, agli stranieri (e ce n’erano tanti) la stessa parola MISSIONARI rimandava a un incognita che aveva sempre bisogno di spiegazioni più accurate.

Molte le domande, naturalmente, e molte le possibilità di confrontarci anche tra di noi missionari, perché anche tra di noi ci sono missionari di altre nazioni che sono venuti nella Missione qui in Italia”.