In questo lungo tempo pasquale, che si intreccia al dolore per la morte di Papa Francesco e all’elezione del suo successore, Papa Leone XIV, sentiamo nel cuore una strana tensione: il vuoto della perdita, ma anche la luce della speranza. Come donne consacrate alla missione, come Suore di Nostra Signora degli Apostoli, sentiamo che il Risorto è all’opera, anche oggi, attraverso lo Spirito Santo che riceveremo in abbondanza a Pentecoste.
Papa Francesco ci ha richiamate con forza alla sorgente della nostra vocazione: l’uscita missionaria. Fin dal primo giorno del suo pontificato ci ha parlato di una Chiesa che non aspetta tra le mura, ma va verso le periferie, le frontiere, le strade del mondo. È il nostro linguaggio. È la nostra vita.
Anche noi, come lui, sogniamo una Chiesa ospedale da campo, compagna di cammino. E come figlie di Maria, Signora degli Apostoli, siamo chiamate a portare Cristo là dove ancora non è conosciuto, amato, servito. Non da sole, ma insieme al Popolo di Dio, in ascolto dello Spirito e dei più poveri.
Papa Francesco ci ha insegnato uno stile: quello della misericordia e della tenerezza. Ha restituito al mondo il volto umano e accogliente di Dio. E ci ha ricordato che la missione non è conquista, ma incontro. È carezza, è ascolto, è prossimità. Quante volte ci ha ripetuto che “la realtà si capisce meglio dalle periferie”! Per noi, che viviamo spesso ai margini – geografici, culturali, esistenziali – queste parole sono guida e conferma. È lì che il Vangelo prende carne. È lì che il Cristo crocifisso e risorto ci aspetta.
Viviamo in un tempo di grandi ferite: guerre, migrazioni forzate, cambiamenti climatici, solitudini nuove. Ma Papa Francesco non ha mai smesso di credere nella forza della speranza. Come donne missionarie, ci sentiamo invitate a essere seminatrici di pace e costruttrici di ponti. Il suo grido “mai più la guerra!” ci spinge a non essere spettatrici, ma artigiane di riconciliazione, soprattutto nei contesti di violenza e povertà dove molte di noi operano. La Pasqua ci ricorda che anche dove sembra regnare la morte, Dio sta già facendo nascere qualcosa di nuovo. E noi siamo parte di quel germoglio.
La missione non è solo “nostra”: è del Popolo di Dio. E Papa Francesco ci ha insegnato a valorizzare ogni dono, ogni cultura, ogni vocazione. In questa prospettiva, la sinodalità non è solo metodo, è stile di vita evangelica. Papa Francesco ci lascia un’eredità profonda: l’audacia della fede semplice, la gioia del Vangelo, il coraggio dell’incontro. Ci lascia una Chiesa povera per i poveri, una Chiesa donna, profetica, disarmata, appassionata dell’umanità. Ha amato l’Africa, ha valorizzato la missione ad gentes, ha promosso una visione di Chiesa aperta, inculturata, viva. Ora, tocca a noi raccogliere il suo testimone con gratitudine e determinazione assieme a Papa Leone che ci indica la Via. Maria, Nostra Signora degli Apostoli, ci accompagna. Lo Spirito ci spinge.
In questo numero del notiziario, ci uniamo al nostro Istituto NSA, che con i padri della SMA, ha iniziato ufficialmente il Giubileo SMA-NSA del 2026 e diamo la parola alle suore NSA che festeggiano in giugno il loro personale Giubileo: 50, 60, 70, addirittura 80 anni di vita consacrata alla missione!
La ricchezza delle loro molteplici esperienze nei paesi di missione, dove alcune sono state proprio tra le fondatrici, è come una rilettura ‘incarnata’ dei ‘segni di speranza’ auspicati dal Giubileo della Chiesa. Che questo tempo pasquale e il dono dello Spirito di Pentecoste possano accompagnarci a trovare anche noi la nostra personale ‘via alla speranza’, perché porti frutto per il mondo intero.
La Redazione