In quest’estate carica di luce e di promesse, Roma è diventata casa per migliaia di giovani provenienti da tutto il mondo. Dal 28 luglio al 3 agosto, il Giubileo dei Giovani 2025 ha trasformato le strade della Città Eterna in un grande cammino di speranza, di fede e di fraternità. E in mezzo a questo popolo in cammino, noi Suore NSA abbiamo visto il volto vivo di una Chiesa giovane, missionaria e piena di desiderio. Eravamo presenti con quattro consorelle: sr Mary Amoako, sr Caterine Akhare, sr Felicia Kyaano, sr Francisca Aframea. E con loro alcuni giovani. Insieme al SUAM nazionale (Segretariato Unitario di Animazione Missionaria) hanno partecipato all’animazione di una piazza centrale di Roma, visitatissima dai giovani.
Il Giubileo non è stato un semplice evento. È stato un invito, un richiamo dolce ma esigente: rimettere Cristo al centro. Nelle catechesi, nelle veglie, nei sorrisi condivisi tra lingue diverse, lo Spirito ha soffiato forte.
I giovani non sono venuti a Roma solo per vedere il Papa o scattare una foto a San Pietro. Sono venuti perché in fondo al cuore desiderano qualcosa di più: una vita che abbia sapore di Vangelo, una fede che non sia solo parola, ma gesto, incontro, missione.
In dodici chiese del centro di Roma, i pellegrini hanno vissuto momenti di ascolto e preghiera. Ogni tappa una parola, ogni parola un seme: Ascolto. Fiducia. Perdono. Vocazione.
Parole che hanno toccato il cuore, parole che (come Maria con l’angelo) chiedevano un “sì” generoso e libero.
Abbiamo visto giovani inginocchiati davanti all’Eucaristia, altri che stringevano la mano a ragazzi di paesi “nemici”, o che con gioia cantavano la gloria di Dio. È lì che si compie il mistero: l’incontro con Dio passa sempre attraverso l’altro.
Molti dei giovani che hanno partecipato al Giubileo sono tornati a casa cambiati. Non tanto perché hanno visto Roma, ma perché hanno sentito che la vita è chiamata, e che la fede è risposta.
La missione non inizia quando si parte per un altro paese, comincia quando un giovane dice nel suo cuore: “Eccomi, Signore, manda me”.
È la missione dell’amicizia, del servizio silenzioso, dell’ascolto paziente. È il Vangelo vissuto ogni giorno, nelle periferie umane e spirituali in cui spesso abitiamo.
Durante la veglia di sabato sera a Tor Vergata, papa Leone XIV ha parlato con il cuore. Ha ricordato ai giovani che il mondo ha sete di testimoni, non di maestri.
E ha aggiunto: “Siate luce nella notte del mondo. E non abbiate paura di sporcarvi le mani per amore, come ha fatto Gesù.”
Quante volte anche noi, come comunità missionaria, abbiamo visto questo: i piccoli gesti, le mani aperte, i piedi in cammino… sono il linguaggio più credibile del Vangelo.
Alla luce di questo Giubileo, ci sentiamo interpellati.
- Come possiamo aiutare i giovani a scoprire che la loro vita è un dono da offrire?
- Quali spazi possiamo creare perché le vocazioni fioriscano?
- E noi, come comunità, siamo ancora capaci di lasciarci sorprendere, di uscire, di rischiare?
Il Giubileo non è finito. Il vero Giubileo comincia ora, nelle nostre case, nelle nostre scuole, nelle missioni vicine e lontane. È tempo di aprire le porte, di rimetterci in cammino, con la stessa gioia e radicalità dei giovani di Roma!
Papa Leone XIV ha concluso annunciando che la prossima Giornata Mondiale della Gioventù si terrà a Seul, in Corea del Sud. Sarà un altro appuntamento da non mancare, ma intanto, sappiamo che ogni giorno può diventare una GMG, se vissuto con lo spirito del Vangelo.
Ogni incontro può essere un’evangelizzazione. Ogni gesto d’amore, una piccola missione.
Forse il Signore sta sussurrando anche al nostro cuore. Forse sentiamo che c’è qualcosa di più grande a cui siamo chiamati. Vi invitiamo a continuare a camminare con noi, ad ascoltare, accogliere, accompagnare. Il mondo di oggi ha bisogno della tua luce. Sì, proprio la tua!



