Carissimi, un anno ormai è trascorso dalla mia partenza da Feriole. Un anno non facile per tutti noi, dove abbiamo imparato a convivere con qualcosa di inatteso, di impensabile ai nostri giorni, che ha addomesticato le nostre scelte, sconvolto le nostre abitudini, ci ha privato degli affetti più cari, ma in questo 2020 qualcosa di speciale è avvenuto, la grazia di riabbracciare p. Gigi, una notizia che attendavamo da tanto, tanto tempo. Lodiamo insieme il Signore!

Mi trovo a Marino, a circa 30 km da Roma centro, vivo in comunità assieme ad altre due consorelle NSA, sr Felicia proveniente dal Ghana e sr. Francisca dalla Nigeria. Per me arrivare a Marino non è stata novità, avevo vissuto qui i miei primi tre anni di formazione, prima di pronunciare i miei voti il 27 ottobre 1996. Tanti anni sono trascorsi, tante le esperienze fatte e nel cuore sempre il desiderio di rispondere alla chiamata del Signore che mi invita a seguirlo in questa nuova realtà missionaria.

La comunità NSA accoglie già da alcuni anni, nei locali che in precedenza erano adibiti alle classi della scuola primaria e dell’infanzia, un centro d’accoglienza chiamato “At Home” gestito da una cooperativa, che ha come scopo l’accoglienza di donne e bambini richiedenti asilo, provenienti da diversi paesi del mondo, soprattutto dall’Africa. Per quanto riguarda la collaborazione con la cooperativa, c’è stato per noi, un graduale inserimento nella vita del Centro, tutto era nuovo: l’attività, gli operatori e in modo particolare loro, gli ospiti, un bel gruppo di 44 persone di 14 nazionalità con problematiche e caratteristiche proprie: 27 donne, due nuclei familiari e un numero complessivo di 14 bambini. Tante sono le vicende, le storie, i motivi che hanno spinto queste persone a lasciare la loro casa, la loro terra, la famiglia, per sfuggire dalla guerra, dalle violenze, dalla povertà, con la speranza di offrire un futuro migliore ai propri figli.

Tante storie che si tendono come fili nel grande telaio della vita, alla ricerca di una speranza nuova.

Una di queste storie, riguarda una famiglia composta da cinque persone, padre madre e tre figlie disabili, proveniente dalla Tunisia e approdati a Lampedusa su un piccolo peschereccio, di proprietà del padre. Tutti i loro beni erano custoditi in questa piccola imbarcazione. La loro storia ha destato molta commozione, una piccola barca di legno ornata di cuscini su cui far accomodare le tre figlie disabili con a bordo anche un piccolo gattino. Dopo la quarantena passata a Lampedusa, sono arrivati da noi al centro e dopo le dovute procedure per venire incontro al loro disagio legato soprattutto all’aspetto sanitario e riabilitativo delle tre ragazze, si è messa in moto una lunga catena di aiuti e solidarietà per aiutare i genitori e le ragazze a trovare delle carrozzine e dei mezzi di trasporto per seguire la terapia farmacologica e riabilitativa. Per manifestare la loro riconoscenza e la loro gioia, dopo qualche settimana di presenza al centro, ha nno cucinato il loro pasto principale: il cous-cous. Appena hanno avuto la possibilità di spostarsi e di trovare gli ingredienti Doc per prepararlo, ho avuto la gioia di ricevere questo dono da parte loro. Me l’hanno offerto con tanta gioia e dignità, la cura con cui l’hanno presentato è ciò che dava un valore inestimabile alla pietanza.

Tessitrici di fraternità nella diversità, nella molteplicità, nella gioia del dare e del ricevere – tutto questo è preghiera per me, come lo stringere la mano di alcune di queste donne e percorrere qualche pezzetto della loro vita. Con i bambini mi ritrovo sui banchi di scuola a riprendere con loro le lezioni svolte in classe.  Ringrazio il Signore che mi ha dato la possibilità di tessere questa fraternità partendo dalla fragilità di questa umanità alla ricerca di nuove solidarietà.

Sr Annamaria Schiavon NSA