Roma ha vissuto un momento di grazia e di festa: il Giubileo dei Migranti e della Missione, che ha unito le due vie più profonde del Vangelo: annunciare e accogliere. Celebrato dal 3 al 5 ottobre, ha radunato molte persone provenienti da ogni parte del mondo per testimoniare che la Chiesa è casa di tutti e che nessuno è straniero nel cuore di Dio. 

All’interno del mese missionario e specialmente in questa settimana dove il 19 ottobre celebreremo la Giornata Missionaria Mondiale,  questo appuntamento ha avuto un significato ancora più profondo. Ottobre, mese dedicato alla missione, ci invita ogni anno a riscoprire la nostra vocazione di battezzati: annunciare l’amore di Dio con la vita, con le mani, con il sorriso, con la presenza.

Anche noi suore NSA eravamo presenti, circa una decina, tra le suore della casa generale di Roma e della comunità di Marino Laziale, e suore arrivate per l’occasione, dalla comunità di Genova e Bardello. Con gioia hanno portato in preghiera i volti delle persone incontrate nelle loro missioni e dei migranti in Africa, in Europa e nelle periferie del mondo.

Le messe e i momenti di ascolto e di testimonianza hanno fatto risuonare una parola chiara: la missione non è lontana, ma comincia accanto a noi. È missione accogliere chi bussa alla nostra porta. È missione ascoltare chi arriva da lontano con una storia di fatica e di fede. È missione costruire ponti, dove altri alzerebbero muri.

Durante la Messa conclusiva, Papa Leone XIV ha ricordato che la missione è vocazione di tutti i cristiani: «Celebriamo oggi il Giubileo del Mondo Missionario e dei Migranti. È una bella occasione per ravvivare in noi la coscienza della vocazione missionaria, che nasce dal desiderio di portare a tutti la gioia e la consolazione del Vangelo, specialmente a coloro che vivono una storia difficile e ferita.»

Il Papa ha poi rivolto un pensiero commosso ai migranti, definendoli “un’icona vivente del Vangelo in cammino”: «Penso in modo particolare ai fratelli migranti, che hanno dovuto abbandonare la loro terra, spesso lasciando i loro cari, attraversando le notti della paura e della solitudine, vivendo sulla propria pelle la discriminazione e la violenza.»

E ha lanciato un appello che ci interpella tutti:

«Quelle barche che sperano di avvistare un porto sicuro in cui fermarsi e quegli occhi carichi di angoscia e speranza che cercano una terra ferma in cui approdare, non possono e non devono trovare la freddezza dell’indifferenza o lo stigma della discriminazione!»

Parole che si intrecciano con la nostra vocazione missionaria, perché anche noi, come le donne del Vangelo, vogliamo “restare” accanto a chi soffre, a chi spera, a chi cerca un luogo dove sentirsi a casa.

Il Papa ci ha ricordato infatti: «“Restare” per annunciare Cristo attraverso l’accoglienza, la compassione e la solidarietà. Restare per aprire le braccia e il cuore, accogliere come fratelli, essere una presenza di consolazione e speranza.»

Il Giubileo ci ricorda che siamo tutti pellegrini e missionari. Nel mese missionario, vogliamo continuare questo cammino di preghiera. E così, da Roma fino alle nostre comunità nel mondo, ci uniamo in un solo desiderio: essere segno di speranza per i migranti, per chi cerca pace, per chi vive lontano da casa e affetti.

Come ci dice il papa: «In quelle comunità di antica tradizione cristiana, la presenza di tanti fratelli e sorelle del Sud del mondo dev’essere colta come un dono, come un’opportunità per rinnovare il volto della Chiesa e suscitare un cristianesimo più aperto, più vivo e più dinamico.»

E allora, anche noi, nella nostra casa, parrocchia, nel nostro quartiere, possiamo essere missionari e costruttore di fraternità! Buona giornata missionaria 2025!

Che il Signore ci conceda di vivere questo tempo come un cammino di comunione e di pace. E che, come ci insegna Maria, nostra Madre e Stella della Missione, impariamo ogni giorno a dire con fiducia: “Eccomi, Signore: manda me.”